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Una Yurta volante Ancoraggio della Yurta

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Una Yurta volante.

La nostra esperienza con la Tramontana.


Ho pensato di raccontarvi un'esperienza vissuta nel 2011 che ha cambiato decisamente la mia visione della Yurta come abitazione.

Il primo entusiasmo di andare vivere in una Yurta quel giorno si è trasformato in un grosso dubbio.

Eravamo ancora “ubriachi” di successo dell’estate precedente che ha visto migliaia di visitatori alla Mostra Mercato di Artigianato a Sorano in provincia di Grosseto. 

L’attrazione principale era la nostra Yurta di 6m, costruita per festeggiare il trentesimo anniversario dell’evento, montata sulla Piazza principale del paese.

Ospitava l’esposizione di tre artisti e il laboratorio creativo per bambini in quei 10 giorni.

 

Se vuoi puoi leggere  l’articolo del “Manifesto” sul Blog - Una Yurta in Maremma

e guardare il video sul nostro canale YouTube “ Yurtati “ - Una Yurta in Maremma - La seconda sfida


La sfida di riuscire a costruire la Yurta da noi l’abbiamo vinta. 

Eravamo entusiasti dell’idea di iniziare un progetto di “Laboratorio creativo nomade” che consisteva nel portare la Yurta sulle piazze come testimonianza di una struttura completamente nomade che può offrire spazio per diverse attività.

Ma per mancanza di fondi al momento però abbiamo dovuto di immagazzinarla fino l’anno successivo. 

L’idea di smontarla e non poter utilizzarla fino la primavera ci metteva tristezza, così abbiamo deciso di montarla nel giardino di Marcello (fondatore storico della Mostra Mercato nonché finanziatore del progetto “Yurta”).


Nei mesi seguenti abbiamo fatto serate, feste nella Yurta, e cominciavo nutrire il sogno di andarci a vivere un giorno in una più grande. Spesso andavo a trovare Marcello per poterci stare anche qualche ora dentro e controllare che tutto fosse a posto. 


Non c’era ancora pavimento, abbiamo fatto un cerchio di mattoni di tufo, montando sopra la Yurta per tenerla sollevata dalla terra, evitando così che i listelli delle pareti prendessero l’umidità.

Funzionava benissimo. Certo non si poteva riscaldarla perché il calore usciva da sotto, ma a noi ci piaceva lo stesso. 


Una cosa non abbiamo fatto però, non ci sembrava necessario, GLI ANCORAGGI.  😟


Nonostante sapevamo che qui in Maremma due tre volte all’anno arriva la Tramontana, e può durare da 3-6 o anche 9 giorni. Ci sembrava impossibile che una struttura cosi grande e pesante potesse avere problemi.


SBAGLIAVAMO. 😩


La mattina del 14 Ottobre 2011 tirava un vento terribile, 46 km/h e le temperature sono precipitate. Io all’epoca abitavo a Poggio Murella, 30 km dall’Elmo dove abitava Marcello. Lui mi aggiornava ogni ora sulla situazione che sembrava essere sotto controllo. 


Ma verso la sera la situazione peggiorava e la Yurta cominciava  spostarsi. Ad ogni raffica di vento (che arrivava a 74 km/h ) al lato ovest la parete si schiacciava e leggermente si spostava verso il centro.

Io non potevo allontanarmi da casa perché non volevo lasciare le mie figlie da sole. Marcello ha fatto qualche tentativo di avvicinare la Yurta ma non reggeva in piedi quando usciva dalla porta di casa così forte diventato il vento. 


A quel punto gli consigliai di non rischiare più di avvicinare la Yurta perché capivo che poteva succedere il peggio. Lui dalla finestra osservava disperato come il vento gonfiava i teli e spostava la struttura ad ogni raffica pochi centimetri, pregando che reggesse fino la mattina e calasse un pò il vento che potevamo ancorarla.


Non ho chiuso occhi quella notte e non avevo coraggio neanche chiamare Marcello. La mattina  mi ha chiamato lui dandomi la notizia che temevo.

La Yurta è crollata.

Mi sono messa in macchina e sono andata a vedere quello che non avrei mai immaginato. La Yurta letteralmente è volata via. 😲


Per i primi 10 minuti io e Marcello non riuscivamo parlare dallo sconforto, avevamo gli occhi pieno di lacrime, silenziosi stavamo guardando lo scheletro della Yurta crollata, 20m spostata dal cerchio di tufo, i teli della copertura che svolazzavano impigliato nei rami degli alberi d’intorno.

Nella mia mente continuavo fare la stessa domanda - Come potevamo pensare a non ancorarla????!!!!

Ma era inutile ormai ad autocommiserarsi, e colpevolizzarsi, dovevamo prendere una decisione. Dovevamo smontarla e immagazzinarla.

Ho fatto un veloce inventario dei pezzi rotti per farmi un’idea di quanto sarebbe costato di tempo e denaro a rimetterla in piedi. 


Perché non avevamo dubbi sul fatto che la Yurta doveva essere ristrutturata prima dell’arrivo dell’estate, e che quell’esperienza ci avrebbe aiutato a capire meglio cosa è la Yurta.  💪


Mentre smontavamo i pezzi ci siamo resi conto che rispetto la forza e la violenza del vento il danno non era così grave, grazie alla flessibilità della struttura. 

Ma certo! In Mongolia a volte tira vento a 200 km/ora, la struttura è costruita in un modo che tutto si muove insieme come una goccia d’acqua soffiata dal vento.


I due pezzi più pesanti, la corona e la porta sono rimasti interi (grazie al magnifico lavoro del falegname).

 Si sono rotti una ventina di listelli della parete e una decina di travetti della cupola nel punto dove si inseriscono nei buchi della corona. 


Osservando la distanza dal cerchio di tufo dove era crollata ho capito cosa era successo.


Non avendo ancorato in nessun modo la struttura intorno al cerchio di tufo e avendo montato la porta proprio in fronte la tramontana, il vento entrò nella Yurta da sotto, gonfiando i teli come una mongolfiera, alzando ad ogni raffica e spostando pochi centimetri. 


Ogni volta che si alzava però, le fasce di juta che circondavano le pareti sotto e sopra per tenere la tensione e compensare la forza spingente della corona si sono mollati e alla fine sono caduti. Così il peso della corona ha fatto spingere le travi e le pareti si sono aperti.

Spostando fuori poi dal cerchio del tufo la Yurta ha perso l’equilibrio ed è crollato.


Se ci fosse stato l’ancoraggio delle pareti, e della corona nel centro, tutto questo non sarebbe successo.Ma come in ogni esperienza negativa c’è sempre un insegnamento e un’occasione di approfondimento.


Avevamo tempo sufficiente fino all’anno successivo per restaurare i pezzi rotti e studiare bene un’ancoraggio adeguato.


Nell’estate del 2012 abbiamo costruito il pavimento rialzato e abbiamo rimontato la Yurta con teli ed isolamenti nuovi e abbiamo fatto l’ancoraggio.


Ai quattro lati della Yurta abbiamo avvitato nel terreno quattro tondini filettati 1m ciascuno (che usano per legare le viti delle vigne), e con le corde lanciate da un lato all’altro abbiamo legato la Yurta in quattro punti.

Oltre questo abbiamo fissato in diversi punti i listelli delle pareti al pavimento, impedendo così lo spostamento verso il centro. 

Da allora ci sono stati diversi giorni di vento forte come quella volta ma la nostra Yurta ha retto benissimo.  👍 ✌️

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